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2005/04/12

La saga di Earthsea

Nei primi anni 1970 Ursula K. Leguin si cimenta con il mondo fantasy inventando un personaggio straordinario: Sparrowhawk, il più grande mago mai esistito nelle terre di Earthsea.

Il primo episodio, A wizard of Earthsea, racconta della sua formazione e del suo primo, gravissimo, errore di gioventù, che inciderà profondamente sul suo carattere e sulla sua saggezza. Gli amanti di Harry Potter vi troveranno alcune curiose somiglianze nell'ambiente della scuola di magia, compresa la presenza di un Dumbledore (Silente) ante litteram.

Ma non pensate di leggere nulla del genere della Rowlings, qui si tratta di drammi psicologici molto intensi, con personaggi molto profondi. Anche i problemi che tratta sono profondi: si vede che l'autrice ama riflettere sul senso della vita e sulla morte, sulle nostre paure e su come vadano affrontate, sull'ambizione e l'umiltà.

La saga continua con The tombs of Atuan dove le forze oscure delle profondità si confrontano con la magia "buona" del mago che cerca la pace. Dopo l'entusiasmo suscitato dal primo, il secondo risulta un po' debole, ma stesso stile, analoga soddisfazione.
La trilogia si chiude con The farthest shore, una sfida alla morte.

In tempi recenti l'autrice ha ripreso in mano il mondo di Earthsea, scrivendo il sequel Tehanu. Si nota una mano più matura. Di nuovo personaggi affascinanti. La magia e il mondo fantasy appaiono come una presenza discreta, appena dietro l'angolo della vita quotidiana, sempre prossimi a manifestarsi, ma spesso tenuti da parte.
Peccato che abbia sottotitolato "L'ultimo libro della saga di Earthsea", perché poco dopo ne è apparso un quinto The other wind, francamente inferiore agli altri. Ma a questo punto uno è troppo innamorato dei personaggi per non continuare a leggere.

Grande scrittrice, grandi romanzi. Niente eccessi, niente battaglie, una magia usata solo quando serve e sempre con grande rispetto. Gli uomini sono grandi per il loro carattere, non per il potere che possono acquisire. Veramente bello.



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